Frammenti di plastica nell’acqua in bottiglia: il nuovo studio sulla salute che allarma i consumatori

Se anche tu bevi l’acqua in bottiglia, non puoi non conoscere i risultati di questo nuovo studio: l’allarme è molto serio

Per quanto, fortunatamente, sempre più persone scelgano di non comprare più l’acqua in bottiglia e di bere quella del lavandino, o dei distributori sparsi nel territorio comunale, di fatto sono ancora molte le famiglie che scelgono quella in bottiglia. Le motivazioni possono essere le più varie e non vanno giudicate. Ma per chi ha compiuto questa scelta, c’è qualcosa che deve sapere.

Frammenti di microplastiche nelle bottiglie d'acqua
Frammenti di microplastiche nelle bottiglie d’acqua: ecco lo studio (fumonegliocchi.it)

Chi abbandona l’acqua in bottiglia lo fa per varie motivazioni. Innanzitutto si va a consumare meno plastica che, anche se smaltita correttamente, di fatto entra in circolazione. Si annulla, poi, l’impegno del dover comprare le casse d’acqua e di doverle portare fino in casa, spesso quindi attraverso scale, rampe e ascensori. Infine, si risparmiano soldi. Chi però, nonostante i palesi benefici, sceglie di continuare ad acquistare l’acqua in bottiglia, magari perché deve berne una specifica o perché quella del lavandino non gli piace, deve assolutamente sapere una cosa che non gli farà piacere.

Plastica nelle bottiglie d’acqua da bere: lo studio allarmante

Secondo un recente studio della Columbia University, all’interno delle comuni bottiglie d’acqua che ci sono in commercio potrebbero esserci fino a 100 volte più particelle di plastica di quanto fino ad oggi si è stimato. Bevendo un bicchiere, quindi, queste particelle entrano nel nostro corpo e penetrano nei suoi organi: gli effetti di questo, però, sono ancora poco conosciuti.

Frammenti di microplastiche nelle bottiglie d'acqua
Frammenti di microplastiche nelle bottiglie d’acqua: ecco lo studio (fumonegliocchi.it)

Ciò che più preoccupa gli studiosi sono le particelle di plastica con una misura inferiore a 1 micrometro, le cosiddette “nanoplastiche”. A parlarne è Beizhan Yan, un chimico ambientale e coautore dello studio. Una volta ingerite, queste nanoplastiche penetrano nel rivestimento intestinale e nei polmoni e da lì possono passare anche al cervello o al cuore, oppure al feto attraverso la placenta.

Secondo le ricerche, in ogni litro d’acqua sono state riscontrate da 110mila a 370mila particelle di plastica: il 90% di queste erano nanoplastiche, mentre il restante 10% microplastiche. La plastica più riscontrata è la poliammide, che secondo Yan potrebbe derivare dai filtri usati per purificare l’acqua prima di imbottigliarla.

Presente, però, anche il PET di cui è normalmente fatta una bottiglia. Per quanto questa ricerca sia stata condotta negli Stati Uniti e quindi si riferisca a bottiglie in circolazione lì, gli studiosi non escludono che la situazione sia la stessa anche in altre zone del mondo, tra cui l’Europa.

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